Uso dei nomi di animali e piante

L’uso dei nomi di animali e di piante
in tesi e pubblicazioni scientifiche
versione 1.1 (febbraio 2020)
di Alessandro Minelli

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Ranghi tassonomici

Negli ultimi decenni, con il consolidarsi della sistematica biologica attorno ai principi filogenetici (cladistici), si sta assistendo ad un progressivo abbandono dell’uso dei ranghi (o categorie tassonomiche) propri della classificazione tradizionale linneana, come famiglia, ordine, classe. Di questa scelta è raccomandabile tenere conto.

  • Se il lavoro non ha carattere tassonomico, è preferibile evitare di menzionare il rango del taxon citato.

I mammiferi contano circa 5000 specie piuttosto che la classe dei mammiferi conta circa 5000 specie

Castanea sativa appartiene alle Fagaceae piuttosto che Castanea sativa appartiene alla famiglia delle Fagaceae

  • Si raccomanda di evitare – soprattutto nei lavori di carattere non tassonomico – l’inserimento nel testo (compresi gli eventuali elenchi di reperti) di ‘tabelline’ che riportano l’intera gerarchia dei taxa sopraspecifici in cui ciascuna specie citata è inserita – come nell’esempio che segue, relativo a una singola specie, che può essere ridotto alla semplice citazione del nome scientifico di quest’ultima (Canis lupus Linnaeus, 1758).

Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Famiglia Canidae
Genere Canis Linnaeus, 1758
Specie Canis lupus Linnaeus, 1758

  • Sono naturalmente accettabili (e spesso necessari) gli elenchi articolati in rubriche, come nell’esempio seguente:

Buprestidae
Buprestis novemmaculata Linné, 1767
Chalcophora intermedia (Rey, 1890)
Carabidae
Cychrus italicus Bonelli, 1810
Carabus (Chaetocarabus) lefebvrei bayardi Solier, 1835
Pterostichus ruffoi Sciaky, 1986
Pterostichus melas italicus (Dejean, 1828)


Nomi scientifici

  • Il nome scientifico delle specie animali o vegetali di cui si parla va sempre indicato per intero la prima volta che viene usato nel testo e, se vi compare, anche nel titolo della tesi o dell’articolo.

Caenorhabditis elegans; Drosophila melanogaster; Arabidopsis thaliana e non C. elegans, D. melanogaster, A. thaliana, e nemmeno Drosophila [se si riferisce a Drosophila melanogaster e non al genere Drosophila nel suo complesso] o Arabidopsis [id.]

  • I nomi di genere e di specie vanno scritti in corsivo (in tondo, però, il nome dell’autore e l’anno di descrizione, quando vengono precisati).

Homo; Rosa; Arabidopsis thaliana; Homo sapiens Linnaeus, 1758

Ugualmente in tondo va l’abbreviazione ‘sp.’ (plurale: ‘spp.’ in zoologia, ‘sp. pl.’ in botanica) che si aggiunge al nome di un genere quando non è necessario o non si sa indicare l’epiteto specifico (o gli epiteti specifici).

Carbus sp.; Rosa sp. pl.

In zoologia, il corsivo non va usato per i nomi di taxa di rango superiore al genere.

Hominidae; Passeriformes; Amphibia; Mollusca

In botanica, il corsivo si può usare anche per i nomi dei taxa di rango superiore al genere.

Rosaceae; Magnoliophytina

  • Nelle citazioni di una stessa specie successive alla prima, soprattutto se numerose e ravvicinate, il nome del genere può essere abbreviato.

Le specie rinvenute sono Geophilus pygmaeus, Clinopodes carinthiacus e Strigamia crassipes. Gli esemplari di C. carinthiacus sono stati rinvenuti ai piedi degli alberi.

Nell’applicare la norma precedente, occorre fare però attenzione alle possibili ambiguità. Se nel testo che precede sono state citate due o più specie appartenenti a generi diversi che iniziano con la stessa lettera, abbreviare il nome generico alla sola lettera iniziale è rischioso.

La discussione è qui limitata a poche specie: Carabus granulatus, Chlaenius velutinus e Cymindis humeralis. La presenza di Carabus granulatus [qui, preferibile rispetto alla forma abbreviata: C. granulatus] suggerisce che…

In una elencazione di specie appartenenti allo stesso genere, anche se non già citate in precedenza, il genere sarà abbreviato per tutte quelle che seguono la prima.

La fauna di Cipro include, tra gli Staphylinidae, Oxytelus laqueatus, O. piceus, O. sculptus, Platystethus arenarius, P. brevipennis, P. cornutus etc.

  • È di regola raccomandabile la specificazione dell’autore e dell’anno di descrizione della specie. Questo è necessario nei lavori di carattere tassonomico e fortemente raccomandabile in quelli (ad esempio, di natura faunistica o floristica) in cui si citano molte specie. Non si usa specificare autore e anno, invece, nei lavori che trattano solo di una specie modello, come Drosophila melanogaster.
  • A parte il caso di lavori di carattere tassonomico in cui vengono discusse le specie in questione, autore e anno vanno specificati una sola volta nell’intera tesi o nell’intero articolo: di norma, lo si fa in occasione della prima citazione, o in una sede opportuna come Materiali e Metodi, o in una tabella che contiene i nomi di tutte le specie citate.
  • Il Codice Internazionale per la Nomenclatura Zoologica prescrive l’interposizione di una virgola fra autore e anno e la collocazione di autore e anno fra parentesi nel caso in cui il binomio oggi in uso sia diverso dalla denominazione originaria della specie, perché quest’ultima è stata successivamente spostata in un genere diverso.

Cervus elaphus Linnaeus, 1758, il cervo rosso o cervo nobile europeo
[la specie è rimasta nel genere Cervus, per cui il suo nome attuale è identico a quello usato da Linneo nel 1758]

Rattus norvegicus (Berkenhout, 1769), la pantegana o ratto delle chiaviche
[descritto da Berkenhout nel 1769 come Mus norvegicus e successivamente collocato nel genere Rattus]

  • Le corrispondenti norme previste dal Codice Internazionale per la Nomenclatura di Alghe, Funghi e Piante sono più articolate. Se il binomio considerato accettato è identico a quello originariamente attribuito alla specie, al binomio stesso si fa seguire, senza parentesi, il nome dell’autore, di solito abbreviato, mentre l’anno viene omesso. Se, al contrario, il binomio accettato non è identico a quello originario, ad esempio perché la specie è stata in seguito spostata in un genere diverso, il nome dell’autore del binomio originario va messo, tra parentesi, subito dopo il binomio stesso ed è seguito, fuori parentesi, dall’abbreviazione dell’autore responsabile del nuovo binomio.

Canna indica L. e Heterotrichum pulchellum Fisch. sono esempi di nomi rimasti invariati.
Arabis verna (L.) R.Br. fu descritta da Linneo nel 1753 come Hesperis verna; la specie fu poi trasferita nel genere Arabis da Brown nel 1812.

  • In zoologia, nel caso in cui un genere sia diviso in sottogeneri, il nome del sottogenere – se si ritiene opportuno citarlo, ma non è obbligatorio – viene posto, tra parentesi, fra il nome generico e l’epiteto specifico. In tale posizione non deve essere mai messo un eventuale sinonimo del nome generico.

Carabus (Megodontus) germari Sturm, 1815;
ma non Plectogona (= Antroherposoma) vignai (Strasser, 1970)

  • In botanica, un genere può essere suddiviso in parti diversamente denominate, es. sottogeneri, sezioni o serie. Se specificato, il nome di una di queste divisioni va indicato come nel caso dei sottogeneri in zoologia; inoltre, il suo rango può essere specificato.

Loranthus (Ischnanthus) gabonensis, oppure Loranthus (sect. Ischnanthus) gabonensis

  • In zoologia, se all’interno di una specie vengono riconosciute delle sottospecie, il nome di queste viene espresso con un trinomio, come nell’esempio seguente. Per l’indicazione di autore e anno restano valide le norme precedenti.

Carabus germari fiorii Born, 1901, oppure Carabus (Megodontus) germari fiorii Born, 1901

  • In botanica vengono riconosciute suddivisioni della specie di rango diverso (sottospecie, varietà, etc.). Se specificato, il nome di una suddivisione della specie deve essere preceduto dall’indicazione del suo rango. In caso di autonimi (nome dell’entità sottospecifica identico a quello dell’epiteto specifico), il nome dell’autore si specifica solo dopo il nome della specie.

Aloe perfoliata var. vera L.; Salvia grandiflora subsp. willeana Holmboe
Lobelia spicata Lam. var. spicata

  • Va ricordato che il codice internazionale che disciplina la nomenclatura zoologica regola solo i nomi relativi a specie, generi e famiglie (e loro eventuali suddivisioni: sottospecie, sottogeneri, tribù, sottofamiglie), ma non i nomi dei taxa tradizionalmente considerati di rango superiore alla famiglia; anche a quest’ultimi si estendono invece le norme del codice che regola la nomenclatura di piante e funghi.

Nomi volgari

  • Tutti i nomi volgari (sia di specie che di taxa di rango superiore alla specie) si scrivono in tondo.

gatto, felidi, margherita, angiosperme

  • In passato, il nome volgare della specie veniva scritto con iniziale maiuscola nel caso in cui ci si riferisse al taxon, piuttosto che ad un individuo della stessa.

Il Capriolo appartiene ai Cervidi ma ho osservato un capriolo che si nutriva di germogli

La distinzione, non sempre facile, è stata progressivamente abbandonata e oggi in genere si accetta che i nomi volgari delle specie e dei taxa sopraspecifici vengano sempre scritti con iniziale minuscola.

capriolo, cervidi, mammiferi

  • Il nome della specie va trattato come etichetta invariabile (senza plurale):

questa popolazione di orso bruno e non questa popolazione di orsi bruni

Riferimenti utili

Repertori di nomi

Catalogue of Life [animali e piante del mondo, non ancora completo]
https://www.catalogueoflife.org/

Fauna Europaea [animali terrestri e d’acqua dolce d’Europa, sostanzialmente completo]
https://fauna-eu.org/

WORMS World Register of Marine Species [organismi marini del mondo, sostanzialmente
completo]
http://www.marinespecies.org/index.php

GBIF [diversi repertori, anche di nomi volgari in lingue diverse, e informazioni sulla distribuzione geografica; in progressivo sviluppo]
https://www.gbif.org/

Checklist delle specie della fauna italiana [la versione in rete comprende tutte le specie animali terrestri, d’acqua dolce e marine conosciute per l’Italia intorno al 1990; aggiornamenti sono previsti a partire dalla metà del 2020]
http://www.faunaitalia.it/checklist/

Portale della flora d’Italia [fornisce l’accesso a schede, con foto e dati di distribuzione geografica, per tutte le specie di piante vascolari d’Italia]
http://dryades.units.it/floritaly/

Norme che disciplinano la nomenclatura

International Commission on Zoological Nomenclature. 1999. International Code of Zoological Nomenclature (4th ed.). London: The International Trust for Zoological Nomenclature.

Turland, N. J. et al. (eds.) 2018. International Code of Nomenclature for algae, fungi, and plants (Shenzhen Code) adopted by the Nineteenth International Botanical Congress Shenzhen, China, July 2017 Regnum Vegetabile 159. Glashütten: Koeltz Botanical Books.

Lapage, S. P., Sneath, P. H. A., Lessel, E. F., Skerman, V. B. D., Seeliger, H. P. R., & Clark, W. A. (1990). International code of nomenclature of bacteria. Washington, DC: ASM Press.

Questo documento, redatto da Alessandro Minelli, tiene conto degli utili suggerimenti di Moreno Clementi e Giuseppe Fusco

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