“Bonjour à tous… Allora, qualche precisazione a proposito di Vespa crabro:
Di giorno i calabroni cacciano per alimentazione principale (90%) diverse specie di ditteri brachiceri (mosche) 500 gr./giorno per popolazione, la notte cacciano la Galleria mellonella (tarme maggiore della cera) e la Achroia grisella (tarma minore della cera) che durante la notte si introducono nelle arnie, per questo scelgono la vicinanza di un apiario per fare il loro nido. La predazione sulle api, verso Giugno, sarà 10/15 api/giorno per popolazione. Pochi calabroni sono specializzati per la caccia alle api perché le proteine (torace del’ape) servono solo per la regina che depone le uova.
Il bisogno principale è la soluzione zuccherina che estraggono dalla frutta matura dopo averla intagliata con le loro mandibole (per questo sono fondamentali nel ciclo generale rendendo il cibo disponibile ad altri insetti sprovvisti di “cesoie”)
Dunque l’effetto su una famiglia di 40.000 api con 1500/3000 nascite/giorno= <1%
Precisioni sul veleno del Vespa crabro: LD50: (Lethal Dose 50%) = quantità veleno/Kg. provocando la morte nel 50% dei casi (topi) LD50 ape: 6 mg/kg = 40 punture/kg LD50 V. crabro: 10 mg/kg (Haberman 1974)→ 90 mg/kg (Kulike 1986) = 154/180 punture/kg
Il veleno del’ape puo dunque essere da 1,7 a 15 volte più efficace del veleno di Vespa crabro. La puntura di Vespa crabro, anche se meno pericolosa rispetto ad Apis mellifera, risulta comunque più dolorosa!
Rischio di RS (rezione sistemica) Apis mellifera: 50% Vespa C. : 25%
Confronto rischi RL/RS (veleno ape) per apicoltori
P:S: in Germania la multa per distruzione premeditata o accidentale di un nido di Vespa crabro e di € 50.000
La brutta reputazione del Calabrone risale probabilmente ad epoche lontane quando Greci, Galli ed altri (anche fino al Medio-evo) le allevavano (?) in giare di terracotta che venivano opportunamente catapultate/lanciate/fatte cadere nei ranghi del nemico … con effetti pungenti e forse mortali. (NB la stessa cosa veniva fatta con giare piene di serpenti, velenosi e innocui, lo scopo era causare il panico tra le file nemiche).
Cordialement, Gérard”
Nota: quando viene scritto “ape” o “api” si intende Apis mellifera.
I rilevamenti della presenza e del numero di animali in natura ed in determinate zone è spesso un lavoro che richiede sforzi enormi. Per questa ragione sono partiti molti progetti di Citizen Science, cioè progetti scientifici che si avvalgono dell’aiuto dei comuni cittadini per aiutare i ricercatori o gli enti promotori nella raccolta dei dati di campo. Generalmente questi progetti funzionano con un sito web di appoggio e una App da scaricare sul proprio smartphone (non obbligatoria, ma comoda) che consente di scattare una foto e fornire informazioni quali posizione GPS e data del rilevamento. I dati GPS forniti sono poi normalmente tenuti riservati o forniti solo a livello generale di area al fine di evitare fenomeni di bracconaggio o prelievo illegale.
Questi sono alcuni dei servizi disponibili, se ne conoscete altri segnalatemeli
AlienFish – Monitoraggio delle specie aliene nei nostri mari
Beewatching – Studia le oltre 2000 specie di Apoidei italiani
InNat – Dati su coleotteri, odonati, ortotteri, lepidotteri in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM)
iNaturalist – Progetto di identificazione mondiale di tutte le specie dei regni dei viventi.
Elenco dei luoghi dove sono stati rinvenuti esemplari di Vespa mandarinia o i suoi nidi, Cliccare sull’immagine per aprirla Google maps.
Il calabrone gigante asiatico è presente in molti paesi asiatici dalla Cina fino al Giappone a Sud fino a Vietnam e ad Ovest fino al Nepal alle regioni orientali dell’India.
Da Agosto 2019, è anche presente in Nord America sulla costa del Pacifico vicino al confine tra Canada e Stati Uniti. Nella mappa sono indicate tutte le località dove sono stati trovati esemplari di Vespa mandarinia o i loro nidi.
Vespa mandarinia, conosciuta con il nome comune di Calabrone Gigante Asiatico o Calabrone Gigante Giapponese, è il più grande calabrone vivente del pianeta. Le sue dimensioni sono impressionanti: il corpo può raggiungere e superare i 50 mm di lunghezza, mentre l’apertura alare arriva oltre gli 8 cm.
Questo esemplare rinvenuto in Yunnan raggiunge un’apertura alare di ben 93.51 mm ed una lunghezza del corpo (escludendo antenne, zampe e altre appendici mobili) di oltre 60 mm. Questo individuo era decisamente sopra la media delle già ragguardevoli dimensioni normali di questo grande calabrone.Immagine di Daniele Valeriani che mostra le differenze di dimensioni tra le varie specie di imenotteri presenti in Italia e Vespa mandarinia.Questo è il poster prodotto dal Washington State Department of Agriculture con i dati della rimozione del nido di Blaine del 23 Ottobre 2020
Quanto è pericolosa Vespa mandarinia?
Dalle 15 alle 26 persone muoiono ogni anno in Giappone a seguito della puntura di Imenotteri (api, vespe e calabroni). In Cina questi numeri sono compresi tra le 30 e le 40 persone. Quando si comparano questi dati con quelli di un paese Europeo come l’Italia, dove il servizio sanitario è gratuito e generalmente di buona qualità, e si notano dai 10 ai 20 morti all’anno, avendo una frazione della popolazione Cinese e circa la metà della popolazione del Giappone, si può dedurre che la Vespa mandarinia non sia affatto più pericolosa dei nostri calabroni Vespa crabro e Vespa orientalis.
Al di là di una piccolissima parte della popolazione che soffre di allergie specifiche, sono necessarie circa 60 punture di Vespa mandarinia per uccidere una persona adulta in buone condizioni di salute. La maggior parte delle persone punte da 30 calabroni giganti contemporaneamente sopravvive a questa dolorosissima esperienza.
Qui un video in inglese che riassume quanto espresso in questo articolo VIDEO
NCBI – Il National Center for Biotechnology Information consente il progresso scientifico e medico fornendo l’accesso alle informazioni biomediche e genomiche.
Planetcatfish – La più grande raccolta mondiale di informazioni sui Loricaridi
World Spider Catalog – Un database online che fornisce a utenti di tutto il mondo un accesso immediato a tutta la letteratura tassonomica su più di 48.000 specie di ragni
Conosci altri database online di specie di viventi? comunicameli
La cimice asiatica o cimice marmorata è arrivata in Europa nel 2004, le prime segnalazioni in Italia sono del 2012 (Modena). Si tratta di un Emittero Pentatomide fitofago, come tutti i Rincoti ha un apparato pungente succhiante con il quale penetra nei tessuti delle piante per succhiarne i liquidi zuccherini. Questo causa una suberificazione, o una necrosi dei tessuti coinvolti, rendendo il frutto colpito invendibile o causando la morte del seme. Questa specie è estremamente polifaga e attacca pomacee, drupacee, leguminose, solanacee, ecc. Le stime dei danni all’agricoltura sono di svariate centinaia di milioni di euro ogni anno. Inoltre, nei mesi freddi cerca rifugio nelle nostre abitazioni, causando non pochi disagi.
Nel 2012 i nostri normali predatori di cimici come ragni, mantidi, uccelli insettivori, anfibi, rettili ed i parassitoidi non riconoscevano questo insetto e quelli che hanno provato ad assaggiarlo lo hanno sputato disgustati. Ci sono filmati (purtroppo non miei) di rospi che le sputano dopo averle morse e si puliscono la lingua con le zampe, ragni che tagliano la tela in cui sono rimaste intrappolate le cimici per liberarsene, persino mantidi che dopo un primo assaggio, la lasciano andare e si puliscono le mandibole. Di seguito un paio di video di Mantide che lascia andare una Halyomorpha dopo averla assaggiata.
Riproduzione
Halyomorpha halys compie due generazioni all’anno deponendo una decina di ovature da 28 uova disposte in modo geometrico molto preciso.
La lotta chimica è risultata inefficace per combattere questo insetto, quindi ci si è concentrati sui metodi di lotta biologica.
Progetto di lotta biologica
I migliori candidati da utilizzare nella lotta biologica contro Halyomorpha halys sono tre imenotteri parassitoidi che depongono il proprio uovo all’interno dell’uovo della cimice.
Anastatus bifasciatus, autoctono
Trissolcus japonicus
Trissolcus mitsukurii
Uova di Halyomorpha halys parassitizzate da Trissolcus mitsukurii. Foto di Giorgio Malossini
Tra questi 3 insetti, Anastatus bifasciatus è l’unico insetto autoctono già presente in Italia motivo per il quale Bioplanet di Cesena, ha puntato molto su questo insetto
Le femmine di Anastatus bifasciatus vivono circa un paio di mesi, nel corso dei quali depongono circa 50 uova all’interno di grandi uova di cimice. Gli adulti sono glicifagi (si nutrono di liquidi zuccherini come melata e nettare).
Inizialmente presentava caratteristiche promettenti. Nei primi test in ambiente controllato è arrivato quasi al 50% di ovature parassitizzate, purtroppo una volta provato in campo non ha superato il 6% di ovature colpite. Non molto efficace in quanto è un parassitoide generalista, quindi colpisce molti altri insetti oltre ad Halyomorpha halys. E’ stato comunque scelto di fare lotta biologica con questo imenottero autoctono nella regione autonoma del Trentino i lanci sono stati effettuati a Giugno 2020 3 mila esemplari sono stati rilasciati nei boschi vicino ai meleti di Nalles
Scartato Anastatus, si è passati a studiare gli imenotteri del genere Trissolcus originari delle stesse aree di Halyomorpha halys e suoi parassitoidi specializzati.
Ogni femmina di Trissolcus sp. depone una cinquantina di uova e l’insetto compie da 8 a 10 generazioni ogni anno in funzione dell’andamento climatico.
Prima di immettere una specie in un’area dove questa non è presente, vanno fatte varie considerazioni sull’impatto ambientale che questa azione comporterà e quali saranno gli effetti a lungo termine, a questo fine, il CREA DC ha redatto uno studio analizzando tutti questi fattori di rischio.
Mentre noi europei facevamo queste prudenti considerazioni, gli yankee dall’altra parte dell’atlantico hanno deciso di non aspettare e hanno lanciato Trissolcus sp. apparentemente senza causare grossi disastri ambientali (QUESTA volta gli è andata bene). Nel frattempo sono state trovate in Italia ovature di Halyomorpha halys parassitizzate da Trissolcus japonicus e Trissolcus mitsukurii che sono arrivate nel nostro paese spontaneamente seguendo i propri ospiti preferiti.
A questo punto, considerato che Trissolcus sp. era già presente nel territorio nazionale e tenendo in considerazione i risultati interessanti ottenuti in laboratorio di quarantena autorizzato, si è deciso di procedere all’allevamento e al lancio di Trissolcus japonicus.
I primi lanci sono avvenuti a Giugno 2020 rilasciando 66.000 esemplari in 5 regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte e nelle 2 province autonome di Trento e Bolzano.
A fine anno sarà possibile analizzare i dati della effettiva parassitizzazione da parte di Trissolcus japonicus, Trissolcus mitsukurii e Anastatus bifasciatus su ovature naturalmente deposte raccolte in alcuni dei siti di lancio.
Nel 2020 abbiamo assistito ad un calo della popolazione di Halyomorpha halys rispetto agli anni precenti che può essere in parte dovuto anche ad altri fattori biotici e abiotici. L’andamento climatico nel 2020 non è stato particolarmente favorevole ad Halyomorpha halys, e FINALMENTE i nostri ragni, mantidi ed altri animali insettivori hanno cominciato a mangiarsele… c’è voluto qualche anno, ma finalmente si sono adattati al gusto forte della cimice asiatica.
Ad oggi non è ancora possibile dire se i lanci hanno avuto successo o meno, in attesa dei dati definitivi, nei prossimi anni vedremo se i lanci di Trissolcus japonicus hanno portato all’effetto sperato.
Aggiornamento del 14/11/2020 In un articolo scientifico appena pubblicato si evidenzia l’attività di vari insetti normalmente presenti nella nostra fauna nel divorare uova e neanidi di 1a età di H. halys. Particolarmente efficace si è rivelato un piccolo ortottero onnivoro. Vi rimando alla lettura dell’articolo per i dettagli.
Eupholidoptera chabrieri si è rivelato un ottimo predatore di uova e di neanidi di 1a età di H. halys fornendo un potenziale aiuto nel contenimento della specie invasiva.
Aggiornamento al 22/01/2021
Il CREA ha rilasciato un comunicato stampa in cui si annuncia che il 35% delle uova di Halyomorpha halys sono risultate parassitizzate da Trissolcus japonicus ed altri parassitoidi. Qui il link comunicato.
Aggiornamento 26/02/2021
Intervista a Lara Maistrello sulla situazione a Febbraio 2021
Aggiornamento del 12/03/2021
Il programma dei lanci è stato rinnovato per le regioni e province che già avevano avuto approvazione nel 2020 ed è stato esteso anche ad altre regioni che ne hanno fatto richiesta tra le quali Liguria, Marche, Umbria, Campania e Sardegna.
In questa foto potete vedere un innocuo Olios argelasius (che poi sappiamo tutti essere un Violinus malmignattentsis satanassis assassino di vecchiette e rapitore di chiuaua travestito da innocuo ragno domestico), ma soprattutto il PAURIMETRO!
Infatti la scala graduata di destra è in normali e noiosi centimetri, mentre quella di sinistra è in paurimetri calcolati al cambio attuale.
In rosso potete vedere la stima delle dimensioni che può raggiungere (3 metri).
Esistono sistemi di misura ANALOGICI e sistemi DIGITALI, questo è un sistema ANALogico, ossia a culo.
In realtà il paurimetro è una misura variabile… le dimensioni aumentano al diminuire della distanza tra la nostra faccia e l’artrpode che ci terrorizza.
In altre parole il paurimetro è l’unità di misura con cui stimiamo ad occhio le dimensioni di qualcosa che ci fa paura. Per esempio un calabrone che fuori dalla finestra misura 25mm, sarà già percepito come 35mm se è nella parte INTERNA della finestra, e se poi ci vola vicino al viso, lo percepiremo come 50mm o anche oltre. Questi sono i paurimetri, più che una misura in lunghezza reale è una misura percepita in base alla nostra paura.
P.s. notare la finezza di tenere il metro inclinato e non piatto sul muro al fine di guadagnare parecchi mm in più nella foto in prospettiva.
Colchicum sp. fotografato nei prati vicino al Lago Brasimone, appennino Bolognese
Nei prati di montagna in settembre, si assiste alla fioritura dei fiori del genere Colchicum, molto belli e pericolosamente simili ai fiori di Crocus.
Nel genere Crocus, ha un notevole rilievo economico e gastronomico la specie Crocus sativus, meglio noto come Zafferano la cui fioritura avviene tra Ottobre e Novembre, variando ovviamente per altitudine, latitudine e andamento climatico.
Le differenze tra i due generi sono molteplici, ma quella essenziale è la presenza di alcuni alcaloidi altamente tossici contenuti nelle piante del genere Colchicum.
Colchicum autumnale in particolare contiene colchicina e colchiceina due alcalodi estremamente tossici, che se ingeriti possono portare alla morte (vi risparmio i dettagli, ma è particolarmente dolorosa e sgradevole). La dose tossica per una persona adulta è di circa 10 mg. La fioritura del Colchicum autumnale è generalmente anticipata di uno o due mesi rispetto a quella di Crocus sativus anche se ovviamente può variare parecchio.
La colchicina ha anche usi terapeutici ed è impiegata in diverse ricerche in ambito agronomico e medico, tra cui terapie sperimentali contro il virus SARS-CoV-2. Per saperne di più https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32337546/
La differenza morfologica più facile da individuare è il numero degli stami I fiori del genere Colchicum hanno 6 stami per fiore I fiori del genere Crocus hanno 3 stami per fiore
Fiori di Colchicum sp. fotografati presso il Lago Brasimone (BO), Notare i sei stami nel fiore di destra
Fiori di Crocus sp. si notano ben in evidenza i 3 stami
Siamo orgogliosi di presentarvi questa bellissima iniziativa in collaborazione con la scuola Counselis!Avanti tutta, di modo che anche i nostri amici sordi possano avere la possibilità di scoprire queste meravigliose creature!
Vi siete mai chiesti perchè sarebbe meglio non schiacciare un ragno? Oggi cerchiamo di darvi una risposta, grazie alla scuola Counselis e a Mara, che ci ha aiutato a trasmettere questo messaggio! I ragni sono importanti per il nostro ecosistema!
Ciao a tutti! Vi presentiamo il quinto appuntamento con le pillole di ragno!Visto che non sono dotati di lingue e linguaggi, i nostri amici ad otto zampe dovranno pur comunicare in qualche modo. Grazie alla scuola Counselis e alla interprete Connie Ciocia vi spiegheremo brevemente come comunicano i ragni!
Benvenuti al sesto appuntamento del nostro progetto di divulgazione per sordi 🙂 Oggi, grazie alla nostra amica Sofia, della scuola Counselis, vi presentiamo il processo di muta nei ragni. Un fenomeno incredibile, che ancora desta stupore in chi lo studia!Buon divertimento!
Eccoci qua al settimo appuntamento di questo bellissimo progetto in collaborazione con Counselis! Oggi vi parliamo della seta dei ragni, forse uno degli aspetti più peculiari di questi incredibili animali 🙂 Grazie alla nostra amica Carmen, scoprirete come dietro a qualche filo… si nasconde un mondo davvero enorme! Buon ascolto!!!!
Ciao a tutti, oggi vi presentiamo l'ottavo appuntamento di questo progetto! Vi parleremo di come alcuni ragni riescono ad adattarsi in ambienti estremi. Ci sono ragni che vivono in grotte, ragni che vivono in acqua e ragni che vivono con le formiche 🙂 Volete saperne di più??? Date un occhio al video allora!Counselis
Ciao a tutti, vi presentiamo il nono appuntamente di questo progetto!Questa volta parliamo di ragni e sesso ed alcune strategie che i nostri amici adottano per non essere…mangiati!:) Come al solito si ringrazia la scuola Counselis
Come cacciano i ragni? Tante tecniche diverse per un unico scopo: nutrirsi! Ve lo spieghiamo nel decimo appuntamento di questo bellissimo progetto, realizzato grazie alla scuola Counselis!Non perdetevi tutti gli altri video mi raccomando… 😉
Buongiorno a tutti, oggi vi raccontiamo di come i ragni possono ispirare le tecnologie di tutti i giorni! La branca della scienza che si occupa di questo si chiama biomimetica. Del resto, se ci pensate, i ragni sono sulla terra da molto più tempo di noi. Ed è chiaro dunque che abbiano sviluppato delle tecniche davvero efficaci per risolvere alcune delle sfide evolutive!Ringraziamo come sempre la scuola Counselis e l'incredibile appoggio di Sofia!
Buongiorno e benvenuti al dodicesimo appuntamento di questo affascinante progetto!Come si riproducono i ragni? Non è sicuramente facile generalizzare, ma alcuni concetti possono essere fissati. Grazie alla nostra amica Mara e alla scuola di interpretariato in lingua dei segni Counselis lo scopriamo insieme in questa pillola!Buona visione.
Le vespe del genere Polistes sono le cosiddette vespe cartonaie, imenotteri eusociali piuttosto pacifiche che fanno piccoli nidi all’aperto tra l’erba alta e talvolta sulle pareti vicino alle nostre abitazioni.
Sebbene le femmine siano dotate di pungiglione, si tratta di animali molto tranquilli, non particolarmente pericolose né per le persone né per gli animali domestici. Nei rarissimi casi i cui si arrivi ad una puntura, normalmente si risolve in un dolore localizzato che sparisce da solo nel giro di qualche ora.
Per maggiori informazioni consultate la relativa pagina wikipedia
Ho notato nelle ultime settimane che molte persone mi hanno chiesto delucidazioni in merito a gruppetti di vespe del genere Polistes trovati in punti a caso del loro giardino. Ho deciso dunque di spiegare in questo post perché ciò avviene e cosa sapere a riguardo
Immagino che la maggioranza di voi ormai sappia come si svolge il ciclo vitale di questi insetti. Inizia in primavera, con la creazione di un nido da parte di una o poche fondatrici; prosegue in estate con la nascita delle operaie e l’espansione della colonia; raggiunge il picco a stagione inoltrata con la nascita dei sessuati; termina fra fine estate e inizio inverno con l’abbandono del nido causa morte delle operaie. I sessuati non sono altro che gli esemplari capaci di accoppiarsi, maschi e femmine fertili, queste ultime sverneranno e diventeranno a loro volta le fondatrici delle colonie dell’anno seguente.
Le aggregazioni che si vengono a creare in estate inoltrata possono essere di varia natura, vediamole caso per caso:
– RITROVI DI SESSUATI
Le aggregazioni più comuni sono costituite prevalentemente da femmine fertili. Dal momento che esse necessitano di conservare le energie per l’inverno, sono quasi costantemente in una sorta di modalità “risparmio energetico”. Si ammassano in punti protetti dalle intemperie e stanno lì tutto il giorno, interrompendo saltuariamente la siesta per andare a nutrirsi o accoppiarsi. Queste aggregazioni e tendono a diminuire col tempo, perché man mano che la stagione avanza le femmine fertili migrano in ritrovi sempre più numerosi situati in punti più protetti e fuori dalla portata dell’essere umano.
Un’aggregazione di femmine fertili si riconosce prevalentemente dal fatto che gli esemplari sono quasi tutti o tutti esemplari femmina (ma va?) quasi sempre dotati di un addome più voluminoso rispetto ad una comune operaia, per via delle scorte di grassi presenti in esso (immagine A).
Immagine A – Soggetti: femmine fertili di Polistes dominula. Si noti l’addome voluminoso.
Ci sono anche aggregazioni composte prevalentemente o esclusivamente da maschi (immagine B), per loro vale quanto detto sopra, con l’unica differenza che i maschi sono riconoscibili dalle antenne piegate all’apice e dalla faccia completamente gialla.
Immagine B – Soggetti: maschi di Polistes dominula in cattività
– LAZZARETTI
Poi ci sono aggregazioni composte da esemplari parassitati, infatti esiste un parassita chiamato Xenos vesparum, uno Strepsittero, che infesta le vespe cartonaie e le induce -tramite manipolazione ormonale- ad aggregarsi tutte insieme per facilitare l’incontro e l’accoppiamento fra i maschi e le femmine del parassita. Questo tipo di aggregazione è simpaticamente soprannominato “lazzaretto” e spesso coinvolge esemplari di ambo i sessi.
I lazzaretti possono formarsi anche presto nella stagione, e si riconoscono quasi sempre dal fatto che gli esemplari infestati dai maschi di Xenos recano un addome deformato, con alcuni segmenti rialzati dai quali sporge la pupa del parassita.
Per riconoscere un esemplare con parassiti si veda il link nei commenti, con all’interno due immagini di esemplari di Polistes parassitati da maschi di Xenos. Si noti che le femmine del parassita sono poco visibili perché piatte e nascoste quasi del tutto all’interno dell’addome della vespa, per cui non causano deformazioni addominali e sono più difficili da individuare.
– ABSCONDING
In fine, l’ultimo tipo di aggregazione è il risultato del fenomeno dell’absconding, che avviene quando il nido viene distrutto (da un predatore, un essere umano, un evento atmosferico o altro) e i membri della colonia, incluse le operaie, si ritrovano in un punto a poca distanza dal sito precedente, iniziando a costruire un nuovo nido.
L’absconding può anche essere frammentario, cioè la colonia per via del trauma subito si riunisce in più “mucchietti” dando vita a più nidi. Anni fa, quando ero ragazzino, dei bambini tirarono giù a sassate un grosso nido di Polistes gallicus che probabilmente conteneva una quarantina di operaie. Queste si riunirono in vari gruppetti, e dopo alcuni giorni si vennero a creare ben 6 nuovi nidi a poca distanza da dove il primo era situato. Nessuno di questi nidi raggiunse però una taglia degna di nota.
Le aggregazioni per absconding le si riconosce semplicemente dal fatto che dopo poche ore o giorni si osserva la presenza di un piccolo nido (immagine C). Sono generalmente rappresentate da operaie, ma è comune che vi si trovino anche maschi e femmine fertili.
Immagine C – Soggetti: individui di Polistes gallicus in absconding dopo la perdita del nido natale causa sfalcio di un terreno incolto nelle vicinanze. Si noti la presenza di un nuovo, piccolo nido in mezzo agli esemplari. Settembre 2018
COME COMPORTARSI DI FRONTE AD UN’AGGREGAZIONE DI POLISTES?
Questo dipende dal tipo di aggregazione, ma come regola generale queste vespe non sono aggressive in assenza di un nido da difendere.
Le aggregazioni di femmine fertili possono benissimo essere ignorate, in quanto questi individui rappresentano il futuro della loro specie, ne consegue che il loro istinto di autoconservazione è molto sviluppato: semmai le si dovesse disturbare inavvertitamente, esse volerebbero via senza pensarci due volte.
Le aggregazioni di maschi non rappresentano alcun problema per il semplice fatto che i maschi non sono dotati di pungiglione. Non potrebbero farci del male neanche se volessero. L’unico problema insorge nel caso in cui un’aggregazione di sessuati contenga anche una o più operaie a loro protezione. Ma questo scenario generalmente si verifica solo quando il punto di ritrovo è a poca distanza da un nido attivo.
Nelle aggregazioni per absconding, invece, bisogna stare un po’ più attenti: quegli esemplari hanno perso il nido originale e stanno cercando di ricominciare la loro colonia, quindi saranno difensivi se ci si avvicina troppo al loro punto di ritrovo. Fortunatamente i Polistes sono generalmente tolleranti, quindi in ogni caso basta non avvicinarsi a meno di un metro di distanza dal nido e anche la colonia più “aggressiva” ci lascerà in pace. Se il nuovo nido si trova in un punto che giudicate pericoloso, basterà buttarlo giù di notte quando gli esemplari non sono attivi. Potreste dover ripetere l’operazione più volte prima che gli esemplari decidano di spostarsi.
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